martedì 29 maggio 2007

l'epigrafe di Guido

Scritto con la musica sotto. In un’ora definibile come quello del tramonto. Aria insapore come le setole di uno spazzolino nuovo. Guido e la città, le coppie che scorrono veloci, i gruppi di amici. Un ragazzo passa con una t-shirt nera, firmata da Dolce e Gabbana.
Nello stesso momento qualcosa succede da qualche altra parte. Succede sempre qualcos’altro. Ma non è che poi sia così importante. Diciamo che non ce ne frega niente, come sapere che lo stronzio nella combustione sviluppa una fiamma rosso acceso, a sprazzi.
La città alle 7 e cinquanta è un posto misterioso. Bologna degli spettri di anni passati. Bologna delle ragazze che si accalcano in un bar del cazzo di Via Zamboni per succhiare da una cannuccia un cocktail dal nome esotico come lo farebbero dall’uretra del bello di turno. Probabilmente attore. Discorsi stereotipati ed irrinunciabili come consunte riviste nelle sale di attesa. Meglio se di un dentista.
Guido rimette il tappo sul pennarello. Rilegge la sua dedica. Una epigrafe ad un particolare momento. Il sole è già determinato ad eclissarsi. Mani in tasca.

SCEMO CHI LEGGE

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