giovedì 4 gennaio 2007

spazio libero tra le due e cinque e le tre e venti

marco aveva ventitré anni, chiara trentadue.
un giorno marco si svegliò, al solito, tardi per la lezione della mattina ed entrò in facoltà con una massa assonnata per la lezione di diritto internazionale. erano le due e cinque del pomeriggio. tra le facce ne cercò qualcuna di conosciuta trovando solo il docente. si appoggiò dunque svogliatamente al primo posto utile. con la lingua ritrovò pezzi di noccioline incastratesi tra i molari durante quello che, secondo intervalli secolarizzati ed istituzionalizzati per i pasti, è detto pranzo. si dilettò nell'autoispezione del cavo orale per un buon minuto e ventidue poi si raddrizzò sulla sedia, organizzò quaderno aperto e penna nera e perse lo sguardo nel vuoto. in realtà sondava l'aula per eventuali ed impossibili ragazze alle quali chiedere appunti. unicamente per approcciare giacchè le lezioni le aveva frequentate quasi tutte per il loro l'incastrarsi congeniale tra sveglia e ora dell'aperitivo. in fondo la televisione di casa si era rotta assurgendo ad un nuovo ruolo sicuramente più utile di oggetto inutile in mezzo ai coglioni.
chiara lavorava per una impresa di media importanza che però non aveva un nome altisonante. quando ne parlava lo faceva solo per rispondere cortesemente a domande la cui risposta era rilevante come il telefono per i sordi. il classico "che fai nella vita?": consumata domanda retorica dell'interlocutore di turno che freme per vomitare una logorroica esposizione di "questo, questo e questo". magari intervallato da assaggi di cultura buddista ispirata a qualche libro di merda. in fondo tutti vogliono qualcuno di interessante impegnato su più fronti. magari con anche la passione per i viaggi. lei, alle tre e venti di quel venerdì pomeriggio voleva solo un caffè solubile.

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