giovedì 23 novembre 2006

barba e birra

Ci fu un sospiro seguito da un "pronto", pronunciato a bocca impastata semichiusa.
"Ciao, come stai?" chiese una voce femminile conosciuta, a metà strada tra una contentezza contenuta e un imbarazzo difficile da gestire. Non pronunciò nessun nome certa di essere subito riconosciuta.
"E' un pò di tempo che non ti fai più sentire..." proseguì quella voce, sempre in incognito, lasciando sfumare le ultime tre lettere in un silenzio di quasi quattro secondi.
Dall'altro capo del telefono il silenzio non venne rotto. Se quella sfumatura fosse voluta o nascondesse un significato..., allora, lui non ne colse nè l'intenzionalità nè il senso, continuando a godersi quel silenzio.
"... Sei ancora al telefono?" continuò lei riprendendo in crescendo la sfumatura.
"Si" fu la seconda parola che lui pronunciò dall'inizio della telefonata.
"Non ti sentivo più, credevo fosse caduta la linea..." e ci fu il secondo tentativo, più marcato del precedente, di trasformare il monologo in dialogo.
"...", nessun rumore fece sfumare anche questo secondo. Seguì un ulteriore momento di silenzio ancora più lungo e profondo.
"Non mi dici niente?..." rilanciò, un pò più spenta rispetto all'esordio, la voce della ragazza scandendo bene le parole. "...dimmi almeno qualcosa, ... come te la stai passando, cosa fai... insomma, sono mesi che non ci sentiamo più..." dall'alterazione del tono e dall'incalzare del ritmo della voce, si percepì l'aumento dello stato di agitazione della ragazza. "... Non puoi fare così, non puoi farmi questo... cosa credi?, che io non abbia sofferto quando abbiamo preso la decisione?! eh?..." la voce fu minacciata, come il cielo plumbeo di novembre, da uno scroscio di lacrime. Lui capì che da lì a poco sarebbe sfociata in un pianto, il solito pianto. Lei non era cambiata mentre lui si! Era il motivo del loro allontanamento.
Un singhiozzo avverò la profezia.
"... Potresti... almeno dire qualcosa..." uscì dalla bocca della ragazza tra un sospiro ed un singhiozzo. "... dirmi come stai, ... come sei?".
La voce, quando si piange cambia tono, consistenza, diventa più acuta, più stridula, molto simile a quella di un bambino. Forse è proprio questo il motivo per cui quando sentiamo qualcuno piangere, siamo mossi da uno spirito di compassione, di tenerezza che difficilmente riusciamo a controllare. Lui, invece, non provò nessuna di queste emozioni. In lui nulla si smosse. Tutto rimase come qualche secondo prima di ricevere la telefonata, quando si era alzato dalla poltrona per andare al frigo. In un baleno si ricordò di quello che stava facendo quando fu interrotto dallo squillare del telefono. Subito si sentì la gola secca. Il silenzio della sua stanza e quello che proveniva dall'apparecchio conciliarono la sua concentrazione.
Allungò la mano, afferrò la maniglia del frigo e tirò. Lo sportello cigolò, ma non tanto forte da essere percepito dall'altro capo del telefono. Ne estrasse una lattina tiepida di birra. Alzò la spalla destra e, inclinando il capo dalla stessa direzione, incastrò la cornetta.
"Come sono? ..." replicò lui per la terza volta al telefono. Un rumore metallico e secco risuonò tra le pareti; questo potrebbe anche essere giunto all'orecchio della ragazza.
"... Beh ...", continuò lui, "... sono sempre con la barba e con una birra in mano".

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