mercoledì 6 dicembre 2006

la chiamata

quelle pagine stampate ormai da un mese ricordavano l'urgenza dell'aereo. non avrebbe aspettato. erano chiaramente impressi dall'imprecisa stampante i tempi e le procedure necessarie all'imbarco. entro 40 minuti dalla partenza il check-in allo sportello, il passaporto valido, la mezz'ora stimata per passare i controlli di routine e i cinque minuti per raggiungere il terminal. volare lo innervosiva come le pause pubblicitarie prima del finale scontato di die hard. si domandava spesso se ne valesse la pena. tutti quei chilometri in così poco tempo, privato del piacere di paesaggi e di vite incrociate in un viaggio su rotaie. è vero poi che, spesso e volentieri, gli spostamenti in treno lo trovavano rumorosamente assopito in un sedile d'angolo con la musica nelle orecchie ed il portafogli nella tasca davanti dei pantaloni. dormiva, però nei suoi sogni c'erano mulini olandesi e piccoli villaggi montani tra italia e francia sicuramente più poetici del languido squallore intravisto dall'eurostar bologna - milano. controllò l'orologio nel telefono, era ancora in tempo. se lo rigirò tra i palmi domandandosi se fare o meno quella chiamata. una telefonata qualsiasi solo per il gusto di immaginarsi importante agli occhi di qualcuno che rimaneva. compose il numero di lorena. nessuno rispose.

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