venerdì 8 dicembre 2006

un senso di vuoto nella tasca destra

il primo allarme venne a pochi passi dall'autobus quando, nei pochi secondi di silenzio che separavano una canzone dall'altra, non udì il solito tintinnare di chiavi. ripassando assopite lezioni di fisica individuò due possibili cause dell'improvviso e sconvolgente silenzio: l'assenza di monete a fare da battente o l'assenza delle chiavi. non si scompose, continuò sui suoi passi rallentando poi all'avvicinarsi di una vetrina. non voleva dare nell'occhio. dissimulò profonda attenzione in un particolare ed insignificante oggetto di cancelleria. un semplice porta penne. il corrispettivo, sulla sua scrivania, era un vasetto vuoto di marmellata con infilate bic e matite mangiate sul finale. quell'inusuale contenitore aveva una storia tutta sua. non questa. marco con lo sguardo fisso tornava al giorno precedente. l'ultima birra a 4 euro e 30 gli aveva lasciato una buona quantità di centesimi che dovevano certamente albergare la sua tasca destra. ripercorse quindi al contrario l'ancor breve mattino. le chiavi erano al solito posto. ora avrebbero dovuto essere con lui. decise di appurare col tatto ciò che l'udito aveva anticipato. abbassò la mano. le chiavi non c'erano.
"merda", si scompose facendosi capro espiatorio delle insofferenze mattutine dei lavoratori che ora si affrettavano con passo incollerito scuotendo la testa. spense la musica e tolse gli auricolari cosicché il vento freddo gli rinfrescasse le idee strodite ancora da un malinconico indie rock. in casa c'era ancora giorgio, affrettandosi sarebbe riuscito a recuperare le chiavi. dopo però era certo di non uscire fino al tardo pomeriggio.
"e addio ai miei buoni propositi" aggiunse un labile coscienza. ne prese atto e inviò al coinquilino un messaggio dicendogli di lasciare nascoste fuori di casa le chiavi. la risposta arrivò a breve assieme al caffè in un piccolo bar. le chiavi erano sotto lo zerbino. era scontato, chiunque le avrebbe trovate. sarebbe stato meglio rincasare. aggettivandosi di stupidità si affidò alla benevoleza del destino.
una brutto presagio tuttavia lo accompagnò per tutta la giornata nella infruttuosa ricerca di un lavoro. alle 15 e trentasei la situazione si era fatta insopportabile. prese il 27 diretto fuori porta. scese affrettando ogni passo ed arrivando col fiatone ad affrontare le cinque rampe di scale. le affrontò impavido di gran lena. passato l'ultimo ostacolo si fiondò sul zerbino come un giocatore di baseball sul diamante. fece scivolare una mano incerta sotto il fondo di gomma impermeabile e raccolse le sue chiavi.

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